Gianmarco Iorio: “La mia cucina è quella semplice che mi ha tramandato mia nonna”

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Di Mirella Dosi

“Rosina – Cucina di Casa” è una nuova realtà in Vicolo delle Fratte a Roma, a due passi da Campo de’ Fiori

Il ristorante nasce con l’idea e la voglia di emozionarsi di nuovo per le cose semplici, per ritrovare i sapori genuini di casa. Nonna Rosina, ispiratrice di questa idea di ristorazione, è la nonna dello chef Gianmarco Iorio, 31 anni, che proprio a lei ha voluto ispirarsi per provare a ricreare quella sensazione unica della tavola di casa. Qui, infatti, la cucina è un ritorno al gusto sincero. È il ricordo del profumo del pane fatto in casa della pentola che borbotta sui fornelli. E l’obiettivo è chiaro: vedere tutti i clienti fare la scarpetta. Perché nessuna nonna ci vuole vedere sciupati.

Tanti i vip che hanno già provato le ricette di “Rosina”. Tra questi la giornalista Mediaset Barbara Palombelli, la conduttrice di Storie Italiane Eleonora Daniele, il re degli spot tv Graziano Scarabicchi, Ladislao Liverani, nipote del principe Odescalchi e assistente di Forum e la conduttrice Turchese Baracchi.

“La ristorazione è tutta la mia vita”, spiega lo chef romano. “Cucino da quando ho 16 anni perché la mia famiglia aveva un ristorante della tradizione romana dove ho iniziato. Ma poi ho fatto tante altre esperienze”.

Qual è la tua idea di cucina?

“Come mi hanno tramandato le nonne voglio tirare fuori da un singolo ingrediente più piatti perché non bisogna buttare nulla. Per esempio, quando faccio il pollo coi peperoni, poi uso le ossa per fare il brodo per la stracciatella della domenica”.

A quale clientela ti rivolgi?

“Non facciamo un menù per turisti. E non ci fermiamo alla cucina romana. Da Rosina si mangia tradizionale. È la cucina di tutti i nonni d’Italia. Alle pareti, per esempio, ho appeso le ricette del secolo scorso di mia nonna che era calabrese”.

Quali sono i piatti più richiesti?

“In questo periodo stanno andando fortissimo i rigatoni con la coda alla vaccinara come si facevano una volta. Ma anche le polpette al sugo. E poi la romanissima pizza e mortazza”.

Scegli tu i prodotti?

“Il momento della spesa è un rito per me. Girare al mercato alla ricerca degli ingredienti migliori, cercare le aziende a km 0 che valorizzano il territorio. Abbiamo deciso di lavorare con piccole realtà come la nostra, produttori indipendenti che mettono il cuore in tutto quello che fanno. La pasta, per esempio, la prendo in un pastificio di Pomezia. I salumi e i formaggi in un’azienda di Viterbo. È importante promuovere un concetto di sostenibilità in cucina”.

Come stanno andando queste prime settimane?

“Sinceramente? Alla grande. Non mi aspettavo un simile successo. Da quando abbiamo aperto non mi sono fermato un attimo. E spero che continui così”.

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